Il territorio

La storia del Medio Campidano

il Medio Campidano, abitato fin dall'epoca nuragica, ha visto la dominazione di Fenici, Cartaginesi, Romani, Vandali e Bizantini, prima del Giudicato di Arborea e del feudalesimo degli Aragonesi; dopo la rivoluzione industriale, nella zona vennero aperte molte miniere

L’area del Medio Campidano è stata abitata fin dalle epoche più remote e ancora oggi sono visibili delle vestigia risalenti all’epoca nuragica: il villaggio Su Nuraxi nei pressi di Barumini, la Necropoli di Sedda Sa Caudeba con le Tombe dei giganti, il nuraghe di San Marco a Genuri e quelli di Pabillonis. A partire dal IX secolo a.C. ha avuto inizio l’epoca dell’insediamento dei Fenici, popolo prettamente marittimo che fondò le prime città vere e proprie, fra cui Neapolisnei pressi dell’odierna Guspini.

L’inizio della dominazione romana ha un inizio ben preciso: 238 a.C., quando le legioni repubblicane penetrarono nell’isola a discapito dei Cartaginesi. Per lungo tempo, comunque, i due eserciti continuarono ad affrontarsi in scaramucce e ribellioni più o meno vaste. Il crollo di Roma favorì prima l’invasione dei Vandali, quindi quella dei Bizantini e infine l’ascesa dei Giudicati, regni con un impianto amministrativo modellato su quello dell’Impero Bizantino. Nel Medio Campidano ci fu il Giudicato di Arborea che ebbe ventitré generazioni di reggenti, fra cui le casate Lacon Gunale e Lacon Serra, e che fu l’ultimo a capitolare di fronte all’avanzata inesorabile degli Aragonesi.

Dopo la battaglia di Sanluri del 1408, anche il Medio Campidano cadde definitivamente sotto il potere degli Aragonesi, i quali svilupparono un sistema feudale che mantenne l’intera Sardegna per secoli in un isolamento pressoché totale. All’inizio del Settecento il territorio passò ai Savoia, ma non si registrarono particolari mutamenti socio-economici; qualcosa iniziò a cambiare soltanto all’indomani dell’Unità d’Italia, con l’apertura di imponenti stabilimenti minerari che attrassero manodopera fino agli anni Sessanti del Novecento.

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